Ovvero, la totale negazione dell’idea di Democrazia
Da diverse settimane alcuni sindacati non fanno altro che attaccare il Sindirettivo-Cida e altri sindacati inventandosi ogni genere di scusa (e di fesseria) per alzare i toni. Non contenti, insultano anche i soci e i pensionati della Banca (bella mossa davvero, per un sindacato), rei di avere votato SI alle modifiche statutarie della CSR. Perché sono evidentemente limitati, manovrati, forse costretti dai “poteri forti”… solo quelli che hanno votato NO hanno davvero capito, solo quelli che hanno votato NO “hanno squarciato il velo ipocrita del silenzio”, oppure “hanno letto le modifiche proposte, le hanno capite e le hanno bocciate senza appello”. Gli altri? Tutti deficienti, in mala fede, prezzolati, distratti. E ricordiamoci che quelli che hanno espressamente votato NO sono circa un settimo degli aventi diritto al voto, quindi immaginatevi voi quanti sono quelli che, poverini, nella migliore delle ipotesi non hanno capito niente.
Ecco, ci permettiamo di provare a far capire a quei sindacati che insultare costantemente altre organizzazioni rappresentative, o denigrare e deridere chi ha un’opinione diversa, non è propriamente la “Vittoria della Democrazia”, ma è proprio tipico dei regimi dittatoriali. Si insultano, si ridicolizzano, si infangano di menzogne tutti coloro che non la pensano come te. Qualcuno un tempo la chiamava la “macchina del fango”.
Carissimi colleghi sindacalisti, in banca esistono diversi sindacati proprio perché ci sono diverse sensibilità da rappresentare (e da rispettare). Detto questo, pur comprendendo il narcisistico bisogno di chi è alla guida di altre organizzazioni sindacali (da generazioni, a volte, sempre in nome della democrazia) di avere sempre e comunque ragione, non ci sentiamo colpevoli di lesa maestà se la pensiamo diversamente su alcune cose.
La Democrazia funziona così, e funziona rispettando il diritto degli altri di avere opinioni diverse dalla propria. Quei sindacati, forse, farebbero bene a leggersi sul vocabolario cosa sia la democrazia, prima di riempirsi la bocca di affermazioni di principio per poi avere l’unico scopo di azzerare il diritto degli altri di avere opinioni diverse.
Detto questo, ci siamo chiesti: ma perché tutto questo astio? Ma ai colleghi che gliene può importare delle continue accuse che si lanciano (e ci lanciano) i vari sindacati? Poi, forse, una spiegazione l’abbiamo trovata. Quando si è rappresentativi, e quando si è in una fase (eufemismo…) in cui non si hanno contenuti da proporre o da promuovere, o risultati da esibire, la cosa più semplice da fare è puntare il dito sugli altri, urlare, inventare fesserie, starnazzare e fare rumore, sperando che le persone abbocchino.
Ossia, scegliere di essere la negazione della Democrazia, e buttarla in caciara su tutto.
Magari i colleghi si meritano di meglio, no? Magari vanno rispettati sia quelli che hanno votato SI, che quelli che hanno votato NO, o che non hanno votato proprio, non vi pare? O solo quelli che hanno votato NO hanno capito? Perché dire che hanno capito solo quelli che la pensano come te è tipico dei regimi dittatoriali, a quanto ci risulta, non certo delle democrazie.
Capiamo che sia davvero difficile non essere in grado di spiegare ai colleghi perché, ad esempio, non esista (o, almeno, non sia stata diffusa) una piattaforma per la riforma della carriera operativa (annunciata così tante volte da ricordare gli annunci dei politici sulla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina che si sono susseguiti negli ultimi 40 anni, ossia più o meno da quando qualcuno guida quelle organizzazioni sindacali così fortemente riformiste).
Capiamo anche che sia difficile spiegare, per chi era contro l’accordo sullo smart working (e si vanta di non averlo firmato), che senza di quello tutti i nostri colleghi sarebbero dovuti tornare costantemente in presenza dal 1° aprile, senza se e senza ma. E capiamo che sia anche molto difficile spiegare a tutti i nostri colleghi perché oggi, con la stragrande maggioranza dei consensi, non siano in grado di avviare e/o condurre alcun percorso negoziale praticamente su nulla (a cominciare proprio dalla riforma della carriera operativa, ma anche lì l’unica strategia è attaccare quella della carriera manageriale, salvo poi ammettere che almeno dal punto di vista stipendiale sia stata un successo). Non ci stupiscono poi alcuni sindacalisti che attaccano in maniera scomposta e maldicente i sindacati a seconda delle alleanze del momento, oramai ci hanno abituato al loro opportunismo di facciata.
In Democrazia, si comunicano le proprie idee e si rispettano quelle degli altri. Quali sono le idee di questi sindacati urlanti? Tutto, e il contrario di tutto, per poi non ottenere mai nulla.
Vorremmo poterci confrontare sui contenuti. Quali sono i contenuti di chi urla? In tutto ciò, rispettiamo le idee diverse dalle nostre, basta che qualche idea ci sia. Noi le loro ancora le stiamo cercando.
Roma, 5 maggio 2022
Roma, 5 maggio 2022 Il Comitato di Presidenza