Ovvero, quando la comunicazione è totalmente scorrelata dall’azione e dai risultati
troppo tempo, purtroppo, i nostri colleghi sono abituati a comunicazioni sindacali aspre, dure, che contengono ricostruzioni spesso fantasiose e strumentali dei fatti, talvolta anche offensive. A volantini che promettono di tutto e di più, che dicono esattamente quello che ci si vorrebbe sentir dire. Peccato che più si promette, meno si può mantenere. E, infatti, quegli stessi sindacati che strepitano, accusano, pretendono… normalmente non firmano nulla, semplicemente perché non possono. E fanno, nelle intenzioni, le famose rivoluzioni, per poi non cambiare nulla nei fatti. Arrivano alla fine di lunghi ed estenuanti percorsi negoziali per poi dire: “oh, lo sai che c’è? Alla fine non cambiamo nulla e ci teniamo quello che avevamo, e che abbiamo fortissimamente criticato fino ad oggi”. Quindi, quei sindacati nei fatti non si prendono mai alcuna responsabilità, salvo, poi, attaccare e denigrare qualsiasi cosa venga firmata da altri.
Questa situazione i nostri colleghi la stanno già vivendo con l’efficienza, totalmente scomparsa dai tavoli negoziali: perché i sindacati oggi di maggioranza per l’Area operativa hanno promesso l’impossibile, e si sono scontrati con l’indisponibilità della Banca ad assecondare le loro richieste. Risultato? Niente efficienza, non arriva nulla nelle tasche dei colleghi, e siamo ormai a Pasqua senza che ci siano nuove convocazioni all’orizzonte.
I colleghi la stanno vivendo sulla CSR, dove le principali argomentazioni a sostegno della lista n. 2 si fondano su ricostruzioni dei fatti quantomeno discutibili (non sarebbe in equilibrio una delle banche più patrimonializzate di tutto il sistema bancario e praticamente priva di sofferenze), e su programmi che contengono proposte decisamente contraddittorie tra loro (va rilanciata la redditività… ma nel programma della lista che sostengono leggiamo che vanno anche aboliti gli spread sui mutui. E la CSR come la migliora la redditività, se deve aumentare la remunerazione dei depositi e ridurre quella dei prestiti?)
Quei sindacati hanno fatto tante, ma tante promesse anche al personale dell’Area operativa. Domani, 4 aprile, dopo un lungo percorso negoziale, la Banca presenterà ai sindacati rappresentativi dell’Area operativa gli ultimi dettagli (economici) della proposta di modifica del sistema degli inquadramenti.
È forte il rischio che, ancora una volta, il tutto si traduca in un buco nell’acqua. Il motivo è molto semplice: sono state promesse troppe cose, e la “exit strategy” rischia di essere ancora una volta quella di dire: “vabbè dai, in fondo il sistema degli inquadramenti dell’Area Operativa che avevamo prima non era così male…”. Ma è di questo che hanno bisogno i nostri colleghi? Di tante chiacchiere e zero risultati?
Ci diranno: e il Sindirettivo-Cida che vuole dall’Area operativa? Di che s’impiccia quello che amano chiamare il Sindacato dei Dirigenti, facendo finta di non sapere che rappresentiamo moltissimi Consiglieri e una buona fetta di Expert e abbiamo, tra i nostri iscritti, anche vari colleghi dell’Area operativa? La risposta è semplice. Quello che vogliamo in ogni percorso negoziale. Migliorare la situazione esistente, lavorare per una Banca che funzioni meglio, impegnarci per un clima aziendale più sereno e per un più elevato livello di benessere organizzativo. Quegli stessi sindacati che oggi attaccano quotidianamente la riforma dell’Area manageriale (sulla quale c’è ancora tanto da lavorare, e sulla quale avvieremo nei prossimi mesi un confronto più stretto e continuo con i nostri colleghi, per trovare i correttivi più adatti), poi però al tavolo negoziale della riforma dell’Area operativa si lamentano del fatto che la Banca non sarebbe disponibile a riconoscere loro meccanismi di crescita stipendiale analoghi a quelli dell’Area manageriale (allora, forse, l’attuale sistema non è proprio da buttare via, visto che la remunerazione dei colleghi è comunque decisamente più elevata rispetto al sistema precedente).
È quindi chiaro che noi guardiamo con grande attenzione a quello che succede, e succederà, nel negoziato che si terrà domani. Perché? Semplicemente perché l’attuale sistema è ormai obsoleto, e non funziona più. Infatti:
- Non è in grado di fornire prospettive di crescita all’interno dell’Area, sia professionale che stipendiale (il sistema degli scatti leggeri, poi, penalizza fortemente la permanenza nell’area e nel grado);
- Non offre chiari e strutturati percorsi di crescita professionale ai più giovani colleghi, assunti con tanto di laurea (spesso anche master o dottorato) come vice assistenti o assistenti, e “condannati” a restare nell’area per decenni, con meccanismi di crescita stipendiale modestissimi (se non avvilenti), che hanno l’unico effetto di demotivare anche i più bravi e livellare i più meritevoli;
- Non prevede meccanismi adeguati per individuare quelle professionalità che hanno le carte in regola (e la voglia) di mettersi alla prova e passare all’Area manageriale;
- Si fonda su valutazioni (i bollettini) che già facevano impallidire, per bizantinismi e sostanziale inutilità, venti anni fa;
- Non ha, di fatto, alcun sistema di differenziazione della retribuzione legato al merito o contributo individuale, né al merito o contributo dell’intera struttura di appartenenza (a parte BAN). E, questo, non per dire che anche qui andrebbe introdotto un sistema per obiettivi, ma semplicemente per sottolineare che il lavoro che fai, come lo fai, quanto ci tieni, quanto sei professionale… non conta niente, tanto lo stipendio è uguale, e uguale è il percorso di carriera.
È su questi temi che i nostri colleghi si aspettano finalmente delle risposte. Poi, si può scegliere, come sempre, di alzare i toni, di accusare l’Amministrazione, di attaccare gli altri sindacati, di avviare procedure di conflitto sindacale, di insultare a destra e a manca… oppure, una volta tanto, si può scegliere di rimboccarsi le maniche e di mettersi a lavorare nell’interesse di tutti i colleghi e di una Banca più moderna, che funzioni meglio, che risponda alle aspettative di chi oggi ha ancora voglia di impegnarsi sul lavoro e di costruire un proprio percorso di crescita.
Quindi, cogliamo l’occasione per dire a quei sindacati che forse è arrivato il momento di abbassare i toni, e iniziare a trovare delle soluzioni. Nella speranza che, dopo decenni di percorsi negoziali per riformare l’Area operativa, non sia anche questa l’ennesima occasione mancata.
Roma, 3 aprile 2023 Il Comitato di Presidenza