Stabile di via delle Quattro Fontane – Lettera al Segretario Generale

Sono passati alcuni mesi dal sopralluogo congiunto dei rappresentanti sindacali e dell’Amministrazione presso lo stabile di via delle Quattro Fontane. In quel momento era in corso il trasferimento di buona parte del Dipartimento Vigilanza Bancaria e Finanziaria. Pur apprezzando le maggiori opportunità di contatto all’interno del Dipartimento e lo sviluppo di alcune soluzioni innovative nello stabile, i colleghi continuano a segnalarci criticità non risolte neppure dopo ripetute segnalazioni, che incidono in misura non secondaria sulla funzionalità dell’ambiente di lavoro e sul loro benessere quotidiano.

I principali problemi sono legati a:

Gravi difetti nella domotica: i pannelli di comando e controllo locale installati nelle singole stanze – decisamente non intuitivi nell’uso – sono nella maggior parte dei casi anche non funzionanti. Ciò rende particolarmente gravosi gli effetti delle anomalie relative a

  • climatizzazione degli ambienti: durante l’inverno fortunatamente mite si sono registrati diversi giorni in cui il riscaldamento non ha funzionato (e i colleghi hanno lavorato con il piumino addosso) o al contrario era eccessivo (fino a 25°/26°), in barba alle esigenze di risparmio energetico; con i primi caldi, è emersa una grave criticità nel raffrescamento degli uffici, specie negli ambienti esposti maggiormente alla luce solare. In molte stanze la climatizzazione non funziona oppure non è regolabile, nemmeno dei teorici 3 gradi in più o in meno segnalati dal pannello di comando, e non si può escludere;
  • aerazione degli ambienti: i difetti di climatizzazione sono aggravati dall’impossibilità di beneficiare di un’adeguata aerazione naturale, con una libera apertura delle finestre che consentirebbe un pieno ricambio dell’aria. In nome di una mal intesa sicurezza sul lavoro rispetto ai rischi di intrusione, i colleghi possono aprire le finestre solo in minima parte, con piccole feritoie a vasistas, la cui apertura determina anche l’automatica chiusura delle tapparelle e, quindi, maggiore irraggiamento delle stanze. Questa limitazione è inaccettabile, soprattutto se si ha presente che l’emergenza COVID, pur essendo conclusa la fase pandemica, non è ancora alle spalle;
  • illuminazione degli ambienti: le luci temporizzate si spengono dopo un intervallo troppo breve e i sensori di movimento sono tarati male rispetto alla normale attività da scrivania o posizionati lontano dalle postazioni di lavoro. Surreali gli effetti che non di rado si producono durante le videoconferenze, anche con interlocutori esterni, con colleghi che scompaiono dallo schermo o che si sbracciano inutilmente nel tentativo di indurre il sensore a riattivare le luci. Al contrario, paradossalmente, in molte stanze le luci restano perennemente accese anche quando disabitate.

Congestione degli ambienti di lavoro: la fruizione del delocalizzato – di per sé limitata – non riesce ad impedire il sovraffollamento in ambienti, spesso ristretti, che forse si prestano ai commerciali o ai call center, ma decisamente non sono adatti alle esigenze, anche di riservatezza, dell’attività di vigilanza. Il sovrapporsi di più colleghi in conference call nella medesima stanza incide negativamente sulla qualità del lavoro e mina sostanzialmente i presidi di riservatezza delle informazioni (le controparti di una call sentono distintamente anche le altre conversazioni che avvengono nella medesima stanza). La riduzione del numero delle postazioni di lavoro per fare spazio a “concentration room” non ha sortito i benefici sperati. Le concentration room sono, di fatto, inutilizzate anche perché le scrivanie a disposizione in tali ambienti non hanno nemmeno l’accesso alla rete di banca.

Gravi carenze nella copertura della rete mobile: nemmeno dopo l’opzione di cambio del gestore da TIM a Vodafone, peraltro offerta solo ai manager, è stato risolto il problema della mancanza di copertura della rete mobile. Sembra che una parte consistente del palazzo sia “schermata”, il che preclude la possibilità di essere contattati dall’esterno sui cellulari sia di banca sia personali. Ne è prova il fatto che anche i potenziatori di segnale wi-fi installati in alcuni corridoi non funzionano, poiché i muri e le colonne del palazzo sono “impenetrabili”. Quando i colleghi vengono contattati dalla BCE, da un’altra Autorità Nazionale o da un esponente aziendale sul cellulare aziendale stando in ufficio devono ammettere che il loro ambiente di lavoro è isolato dall’esterno.

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Sul complessivo livello di benessere dei colleghi incidono anche alcuni aspetti complementari all’attività lavorativa, ma molto rilevanti per il clima aziendale, che nello stabile di Quattro Fontane non rispondono decisamente alle aspettative.

  • Scadimento nel livello del servizio di mensa: dopo un inizio che aveva fatto ben sperare, si è registrato un progressivo scadimento della qualità dei pasti, talvolta addirittura inadeguati; il problema è da ricondurre a un mix di fattori, su cui sarebbe opportuno prevedere una sessione straordinaria di verifica, a partire dalla qualità delle materie prime impiegate e dalla definizione dei menu;
  • Assenza di spazi destinati a parcheggi interni di biciclette e motorini, nonché di convenzioni in parcheggi limitrofi; inadeguato numero di ricariche per veicoli elettrici;
  • La creazione di kitchenette è un elemento di innovazione apprezzato da molti colleghi. Peccato che questi ambienti siano privi di lavello, rendendoli di fatto utilizzabili solo in parte;
  • Arredi inadeguati: piaccia o meno, anche questi comunicano visivamente agli interlocutori esterni lo standing dell’istituzione;
  • Una parola a parte merita la gestione delle piante: molti colleghi hanno richiesto di rendere meno austero e anonimo l’ambiente di lavoro con maggiori punti verdi. Purtroppo non pare essere più attivo il relativo contratto di manutenzione. Anche le stanze che sono dotate di piante, infatti, sono “abbellite” da composizioni di natura morta poiché nessuno provvede più né ad innaffiare né a curare le piante come avveniva nei precedenti palazzi.

Sui tempi di realizzazione del bar interno diamo per ora credito al cronoprogramma, confidenti che gli interventi in corso o previsti abbiano a concludersi prima possibile. Anche al fine di rendere concreta la dichiarata volontà dell’Amministrazione di favorire l’interazione tra colleghi e migliorare la percezione dell’ambiente lavorativo, si suggerisce di evitare l’utilizzo di tornelli prima dell’accesso del bar, analogamente a quanto già avviene negli stabili che sono dotati di bar interno.

Vorremmo poter dire lo stesso della palestra interna, una delle iniziative su cui ci sono maggiori aspettative da parte dei colleghi. Voci insistenti, invece, danno per certo che quella parte del progetto verrà accantonata. Ci auguriamo che, se ciò fosse vero, la banca ne discuta prima con le organizzazioni sindacali, poiché si tratta di un’utilità attesa a (parziale) compensazione di tutti i disagi che i colleghi stanno già affrontando.

Su quanto precede e più in generale sulle strategie che codesta Amministrazione intende perseguire nella riprogettazione degli ambienti di lavoro nel mutato contesto caratterizzato dal modello ibrido si gradirà ricevere ogni possibile ragguaglio, manifestando sin d’ora piena disponibilità a un confronto franco e costruttivo.

Roma, 19 giugno 2023

Il Presidente

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