Lo scorso 2 ottobre si è tenuto l’incontro informativo tra l’Amministrazione e tutte le Organizzazioni sindacali presenti in Banca d’Italia per illustrare e discutere il documento sullo “Sviluppo delle funzioni e adeguamento degli assetti della rete territoriale”. Il nostro Sindacato, che già aveva illustrato la propria posizione (leggi qui) e che crede fermamente nell’importanza di investire su funzioni, risorse e professionalità della rete, oggi ha inviato all’Amministrazione le proprie osservazioni al progetto presentato, che si riportano di seguito.
Al Segretario Generale
Dr. Alberto Martiello
Oggetto: Informativa ai sensi dell’art. 2 delle Intese in tema di relazioni sindacali
Si fa riferimento all’informativa resa ai sensi delle vigenti Intese in tema di relazioni sindacali per formulare le osservazioni del Sindirettivo-Cida al progetto di “Sviluppo delle funzioni e adeguamento degli assetti della rete territoriale”, presentato alle OO.SS. nell’incontro dello scorso 2 ottobre.
Si prega cortesemente codesta Amministrazione di fornire analitico riscontro solo alla scrivente Organizzazione Sindacale per quanto di seguito riportato, superando la prassi spesso seguita di rispondere congiuntamente alle osservazioni di tutte le OO.SS. con un unico documento in cui si sintetizzano risposte a istanze diversificate.
Si premette che, nel documento presentato, sono riportati alcuni numeri sulla contrazione dell’operatività negli ultimi 9 anni nelle Filiali (-16%), a fronte di una riduzione del personale addetto del 36%: già questo evidenzia lo straordinario recupero di efficienza che ha registrato la rete in questo arco temporale. Inoltre, si afferma che le scelte operate derivano anche da “un’analisi delle istanze del territorio”, delle cui risultanze però non vi è traccia nel documento. Alcune affermazioni (ad es., il fatto che il 54% dell’operatività si concentra nelle principali 8 filiali) sono riportate, peraltro, come fossero discendenti unicamente dall’evoluzione dello scenario di riferimento, mentre sono in gran parte il portato di pregresse scelte dell’Amministrazione (polarizzazione della vigilanza prudenziale; accentramento dell’attività di spesa; accentramento della gestione di alcune tipologie di contratti con fornitori esterni etc…).
Nel documento manca, a nostro avviso, il chiaro riconoscimento del ruolo della rete territoriale e dell’importanza strategica che l’Istituto riconnette alle Filiali e alle attività che svolgono sui territori di riferimento. Manca l’espressa enunciazione dell’importanza del valore della prossimità alle istituzioni, all’utenza, agli intermediari, alle imprese, alle associazioni di quei territori e dell’attività di interlocuzione dialettica con quei medesimi soggetti.
Anzi, in diversi punti del documento sembra quasi volersi implicitamente affermare un principio opposto: se, da un lato, si afferma che la presenza sul territorio “consente di acquisire una conoscenza più approfondita delle realtà economiche e sociali del Paese”, ampiamente diversificate da regione a regione, dall’altro prosegue inesorabile il processo di concentrazione delle attività (e delle relative responsabilità) in sempre meno punti della rete (si pensi, ad esempio, alla vigilanza prudenziale), e già si ipotizza di distribuire le attività che verranno decentrate, ad esempio, in ambito di vigilanza di tutela “superando il principio della competenza in via esclusiva sulla base della sede dell’intermediario”.
Il Sindirettivo-Cida ritiene che i “numeri” presentati, seppure utili a orientare le scelte organizzative, non possano rappresentare l’unico o il principale driver di queste, non solo perché – come abbiamo avuto modo di osservare in più occasioni – l’affidabilità dei c.d. “dati di lavoro” è quantomeno discutibile; il ricorso al parametro esclusivamente “matematico” (attività “fratto” addetti) dimostra infatti, ancora una volta, quanto distante dalla realtà sia la conoscenza delle attività e funzioni svolte da questa fetta ancora rilevante del personale da parte delle competenti funzioni aziendali preposte a riorganizzazione e sviluppo/gestione del personale.
I “numeri” non raccontano, né possono raccontare, se non in modo vago e parziale, cosa rappresenta e cosa fa la Banca d’Italia sul territorio. Non possono in alcun modo rendere conto delle quotidiane interlocuzioni con l’utenza, degli scambi informativi con le Autorità e Università locali, delle richieste e solleciti diretti agli intermediari vigilati, delle consulenze spot che continuano a essere fornite autorevolmente a ex interlocutori nell’ambito delle attività di Tesoreria, che sfuggono alla fredda ricognizione dei dati di lavoro ma, in realtà, rappresentano per certi versi l’essenza dell’autorevolezza, della competenza e della presenza con spirito di servizio sul territorio della Banca d’Italia.
L’approccio puramente “matematico” in nome dell’efficienza non tiene in adeguata considerazione neanche quegli ambiti operativi della Banca dove l’attività è più facilmente “misurabile”: basti pensare, ad esempio, al comparto operativo-contabile. Nel corso degli ultimi anni infatti, anche per via di una politica di assunzioni “generalista” e non focalizzata su attività specifiche, le risorse da adibire alle funzioni di cassa sono risultate decisamente circoscritte ad un numero esiguo, peraltro caratterizzato da un’età media estremamente alta a sua volta foriera di possibili ulteriori limitazioni.
Di conseguenza, ritenere che la gestione della circolazione monetaria nel prossimo futuro possa essere gestita efficacemente da un numero di risorse umane a sua volta sempre più ridotto appare francamente un azzardo che potrebbe, nel breve termine, esporre l’Istituto a gravi rischi operativi e reputazionali.
Il governo di questo scenario instabile, sulla base di quanto si evince dal documento, sarà attribuito ad una compagine manageriale a sua volta falcidiata nelle posizioni funzionali e, conseguentemente, nelle aspettative di breve (livelli) e lungo (passaggi di segmento) termine, che avrà inevitabilmente maggiori responsabilità e, presumibilmente, minori motivazioni, aspetti che non si ritiene siano stati adeguatamente tenuti in considerazione.
Proprio sulla base dei “numeri” non è possibile attribuire alcuna logica alla proposta di chiudere Livorno e Brescia, punti della rete con un’operatività importante e in cui lavora un numero non certo trascurabile di colleghi.
Più in generale, il “progetto di sviluppo” inciderà direttamente su centinaia di colleghi, sia per la riduzione di posizioni funzionali, sia per la variazione/riduzione dei compiti della filiale di appartenenza. Come si intende tutelare i colleghi che hanno maturato un’esperienza professionale importante, e che ben difficilmente potranno rientrare nell’annunciato processo di gestione del “disallineamento geografico e di competenze delle risorse”?
Più analiticamente, restando sul piano organizzativo, vi sono poi diverse esigenze di chiarimento/osservazioni che riteniamo necessario formulare. In particolare:
- la scelta di unire, in molti punti della rete, la Divisione GSP e la Segreteria, oltre a porre diverse problematiche nella gestione del personale e nella eventuale, effettiva, fungibilità delle risorse rispetto alle funzioni da svolgere, non consente di comprendere quali saranno in concreto i compiti delle nuove Unità di base, né l’operatività in concreto svolta (ad esempio, quanti giorni di lavoro da remoto si ritiene attribuire a tali strutture?). Inoltre, si invita l’Amministrazione a riconsiderare l’intendimento di concentrare in un’unica risorsa responsabilità di security e di gestione del contante, specie dove l’operatività delle Divisioni GSP risulti particolarmente significativa (a titolo puramente esemplificativo, a Salerno e Catania, ma anche in altri punti della rete). Più in generale, si esprimono molte perplessità sulla scelta di unificare unità che autonomamente svolgono una numerosità di compiti che necessitano di conoscenze e professionalità molto diverse, con potenziali problemi gestionali molto rilevanti in capo a Titolare e Sostituto;
- con riferimento all’obiettivo di “rafforzare il rapporto tra la Banca e il territorio attraverso l’attribuzione di maggiori responsabilità ai direttori”, quali passi si intende compiere, in concreto, per rafforzare il presidio territoriale? Quali sono le “maggiori responsabilità” che verrebbero attribuite ai direttori, di cui è difficile trovare cenno nel documento? Perché questo obiettivo non resti un’enunciazione di principio è soprattutto necessario supportare le Direzioni delle Filiali con risorse altamente qualificate e quantitativamente adeguate;
- come e in che tempi si ritiene di attuare la scelta di chiudere molte Divisioni di Vigilanza prudenziale, nonché i Nuclei, e concentrare tutte le attività solo su alcune Sedi, decentrando ulteriori intermediari sia per la prudenziale che per l’AML? Già oggi infatti diversi poli si trovano in uno stato di carenza cronica/strutturale di risorse qualificate e non riescono a rispettare le scadenze previste dalla normativa. Come avverrà la transizione, visto che nel frattempo bisognerà provvedere a formalizzare la pianificazione delle attività per il 2025? Come dovrebbe fare la rete, date queste premesse, a sopportare il decentramento di 80 intermediari per la Vigilanza prudenziale, di 600 per l’AML e di altri 600 per la vigilanza di tutela?
- la riduzione di risorse che si occupano di vigilanza prudenziale inciderà inevitabilmente anche sulle disponibilità a partecipare ad accertamenti ispettivi; come si ritiene di poter efficacemente pianificare e condurre l’attività ispettiva decentrata, che già oggi è fortemente condizionata dalla carenza delle risorse necessarie?
- come e in che tempi si prevede di aprire le Divisioni di Vigilanza di Tutela ed Educazione Finanziaria? Quale sarà l’organico minimo di cui si intende dotarle? Si procederà a Job posting e Vacancy per le posizioni funzionali, anche laddove si procederà alla chiusura delle Divisioni di Vigilanza prudenziale e dei Nuclei?
- l’Educazione Finanziaria, che si intenderebbe incardinare all’interno delle Divisioni di Vigilanza di Tutela, è un ambito dove le iniziative coinvolgono trasversalmente risorse di tutte le altre unità di base, e persino quelle presso altre Filiali per coprire l’ambito regionale. Per favorire la partecipazione più ampia possibile alle iniziative da parte del personale della Filiale (e di quelle collegate a livello regionale), si pensa di confermare la figura del referente? Come la Banca intende assicurare un omogeneo e rafforzato sviluppo sul territorio delle iniziative di EF, a beneficio di associazioni, cittadini, scuole, etc., a fronte della riduzione dei punti operativi della rete, visto che già oggi dove non è fisicamente presente una Filiale è assai sporadica l’attuazione di iniziative della specie?
- con riferimento all’AML dove, finora, il coinvolgimento della rete territoriale è stato significativo e sostanziale per tutte le 28 Filiali coinvolte, si osserva che non si ritiene condivisibile lasciare intere regioni prive di un presidio qualificato in loco (basti pensare, uno fra tutti, al caso della Calabria), in grado di poter rappresentare un autorevole punto di interlocuzione per le istituzioni locali, e si invita quindi l’Amministrazione a riconsiderare tale impostazione;
- in molti punti della rete vi sono diversi colleghi che svolgono attività per conto di Divisioni ICAS dislocate presso altre Sedi. Perché si ritiene di aprire un’unica Divisione ICAS e non si pensa, invece, a procedere all’apertura di più unità?
- nel documento si afferma che “l’assetto delineato crea le condizioni anche per rispondere alle sfide derivanti dalla possibile integrazione dell’IVASS”. Si è valutato quali sarebbero gli impatti derivanti dall’istituzione dell’Arbitro Assicurativo, da anni introdotto dal legislatore e ancora mai attuato? Si pensa di replicare l’attuale modello delle Segreterie Tecniche ABF istituendo nuove divisioni?
- un piano di sviluppo della rete territoriale non può prescindere dall’immissione di nuove professionalità dall’esterno, aspetto solo accennato nel documento. Come si ritiene di procedere? Per quali figure professionali? In che tempi? E, soprattutto, quale è il fabbisogno dall’esterno attualmente stimato?
Le problematiche di integrazione fra le Filiali e quelle di interlocuzione con i Dipartimenti dell’AC andrebbero discusse e analizzate non solo in Comitati a stretta conduzione da parte delle funzioni centrali, ma attraverso l’istituzione di un comitato che rappresenti la rete territoriale, nei vari ambiti, come un’unica entità e nel quale le problematiche e le soluzioni vengono discusse e messe a fattor comune.
Più in generale, si ritiene che un “piano di sviluppo” non possa partire ipotizzando che, a regime, la rete territoriale abbia un fabbisogno di risorse inferiore rispetto alle quasi 2.000 unità previste: per dare prospettive credibili è necessario investire e immettere nuove professionalità, oltre che valorizzare appieno quelle già esistenti; è necessario, perché si possa parlare di “sviluppo”, che si possa comprendere la “misura” dell’investimento che l’Amministrazione intende fare sulle Filiali anche in termini di nuove risorse. Inoltre, ma forse soprattutto, va tenuto presente che nella definizione degli organici 2023-2025 non si è tenuto conto di attività di presidio del territorio che oggi, asseritamente, costituiscono il focus della presenza sul territorio mediante la rete, ma che non hanno certo dato luogo, in passato, a stime di FTE necessari.
Perché un progetto di così ampia portata possa anche essere un progetto di successo è necessario che vi sia condivisione da parte dei suoi principali attori, che sono proprio le professionalità presenti nella rete, troppo spesso sottovalutate e messe in disparte.
Occorre, perché sia condiviso, basare e argomentare le scelte non tanto su dati asettici e sovente incapaci di cogliere la realtà, che dipingono un mondo molto lontano, nei fatti, da chi lo vive quotidianamente. Occorre dare prospettive, occorre riconoscere un ruolo, occorre finalmente capire che la reputazione e la credibilità del nostro Istituto sono inscindibilmente legati a quello che i nostri territori di riferimento legittimamente si aspettano da noi e dalla nostra azione.
Nell’ invitare codesta Amministrazione a fornire riscontro analitico a tutti i punti sopra elencati, si inviano distinti saluti.
Roma, 9 ottobre 2024
Il Presidente